giovedì 27 giugno 2013

                                    Recensione libro
          "Giulietta prega senza nome" di Elena Torresani


Chi è l'autrice? Elena Torresani è nata a Casalpusterlengo (Lo) nel 1974. E' una blogger acuta e sensibile alle tematiche sociali e in particolare femminili. Ha di recente vinto un concorso che le ha permesso di girare il mondo e intervistare le donne che lottano per cambiare la Storia. "Giulietta prega senza nome" è il suo primo romanzo.

Nel suo blog si definisce demagogica e piuttosto Pop. "Sono Donna Cosciotta che lotta contro i Mulini Bianchi."
 
#Link blog autrice: http://elenatorresaniblog.wordpress.com/

Il romanzo.  Capire chi sei e cosa vuoi fare della tua vita è forse uno aspetti più difficili che riguardano ogni singolo individuo, e per Giulietta è stessa cosa.
Giulietta, in un modo o nell'altro, rappresenta un pò tutti noi. 
E' come il formaggio con i buchi. E' una donna "con dei buchi" che deve riempire in qualche modo, ma cerca di farlo nella maniera sbagliata.

La nostra protagonista nasce in una famiglia matriarcale di donne forti, seducenti, combattenti. Cresce con un rapporto conflittuale nei riguardi dei genitori dai quali non si sente accettata e per questo si difende allontanandosi da loro e facendo di tutto per non obbedire la loro volontà.
L'adolescenza arriva impetuosa. Le prime cotte. Il primo bacio e il primo amore: quello avvenuto con il ragazzo che aveva sempre scartato ma che accetterà di amare perchè si sente sola e non ha mai baciato nessuno. La sua prima volta, un uomo che la ama, ma che lei non ricambia nella stessa maniera, e infine tutta una serie di errori: uomini sbagliati, scelte di vita sbagliate, insoddisfazioni che rendono quei suoi "buchi" e mancanze sempre più grandi.
Andrà a Londra speranzosa di ritornare con marito e figli plurilingue e un lavoro soddisfacente e tornerà dalla patria dei Beatles più fragile e "sbagliata" di prima.
Inizierà a mettere la testa a posto e  a fare la segretaria. La segretaria per importanti dirigenti. La segretaria in scarpe basse e tailleur. Roba seria insomma!

Improvvismente però, inizia a dipingere. Diluendo i colori e stendendoli sulla tela,, aspettando che da quei tratti uscisse una qualche forma, Giulietta capisce di essere felice. Quello che sta facendo le piace. Quello che lei stessa riesce a creare le piace. Piace a lei, a coloro che comprano i suoi quadri, ma anche a sua madre, quella donna che la vedeva come un fallimento, e che inizierà a tappezzare casa con le sue opere.
Il rapporto con i genitori inizia a cambiare. Lei stessa cambia. Quello che crea con i suoi quadri riesce a farla sentire senza "buchi", una persona "piena" e soddisfatta. Crea un blog e inzia a riporvi tutti i suoi pensieri e racconta di ciò che più le sta a cuore: le donne e le loro battaglie.
Il blog ha successo. Viene contattata da un editore. Pubblica il suo primo libro, seguito da un secondo e da un terzo. Alle donne piace e finalmente può iniziare  a prendere in considerazione l'ipotesi di vivere da un lavoro che le piace, quello di scrittrice-blogger.
Si licenzia dal lavoro e finalmente può dedicarsi a ciò che la rende felice e appagata. Ma non sempre la vita ci offre una seconda possibilità.
Giulietta scopre la malattia. Un "cancro importante" viene definito dal medico. Non c'è niente da fare e si trova costretta a scegliere come e dove passare i mesi che precedono la sua morte. Qui inizia una seconda vita per la nostra protagonista: una vita senza paure, ripensamenti, problemi. Lei sa benissimo che tra qualche mese il suo cancro la porterà via e allora decide di fare quello che ha sempre rimandato e mai realizzato.

Qui inizia la parte più forte e più riflessiva del romanzo. Un'opera che tratta un tema importante, raccontato dal monologo di una protagonista irriverente e intelligente, seria ma comica, che incontrerà sicuramente le simpatie di ogni lettore. La scelta che la nostra protagonista farà alla fine è diversamente giudicabile ma il messaggio che il romanzo vuole inviare è: "segui i tuoi sogni e sii te stessa sempre e comunque". Capire l'importanza delle piccole cose e saper vivere alla giornata: questo bisogna capire!!!

Maria Antonietta Azara


domenica 23 giugno 2013

                              Recensione del romanzo
            "C'era una volta la Rivoluzione" di Filippo Pace

 
 
Chi è l'autore? Filippo Pace è nato il 18 Luglio 1977 a Sassari. Professore di Letteratura Italiana e Letteratura Latina è stato  docente a contratto di Tecnica della Scrittura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari.



Ha conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia, Storia Medioevale, Filologia e Letterature del Mediterraneo in relazione alla Sardegna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari. Insegna italiano e latino presso il Liceo Scientifico di Olbia.
 
#Link recensione "La ballata della regina senza testa" di Filippo Pace: http://liberamentememariaantonietta.blogspot.it/search/label/libri
 
#Link blog dell'autore: http://filippopace.blogspot.it/
 

Il romanzo. Immaginate di essere un ispettore di polizia che in una notte di mezza estate, in uno dei luoghi più cool della movida mondiale (Porto Cervo, per intenderci), si ritrova davanti ad un omicidio. E immaginate di ritrovarvi, tra i possibili assassini, il vostro migliore amico di infanzia, divenuto ormai imprenditore nevrotico e ambiguo. Cosa succederebbe?
 
 Questo è il cocktel di benvenuto che lo scrittore Filippo Pace, offre sin dalle prime righe ai suoi lettori. Un romanzo che si tinge inizialmente di giallo sino a virare completamente diventando un vero e proprio noir. Paola Moreno, prostituta d'alto borgo, viene assassinata e l'ispettore Nicola Carta, disincantato ultracinquantenne, si trova a risolvere il caso che riporta a galla i ricordi di un passato lontano ma mai dimenticato. Iniziano le indagini, la cocaina, gli spettacoli sexy, i signori della Vodka. Giunge il passato: la bellezza di Angelica, le contestazioni, il sogno di una Rivoluzione.
 
Il romanzo si sviluppa su due piani temporali: parte dal 1958 per poi giungere al 2006, il presente. Quasi cinquant'anni di vite, di ricordi, di parole non dette, di fatti mai perdonati e di delitti mai dimenticati. E come in un leitmotiv dove tutto ritorna un pò come la bottiglia riportata dalle onde schiumose di un mare post tempesta, si giunge alla resa dei conti, al faccia a faccia, alla libertà da canoni e vite mai andate nella direzione giusta, ma destinate ad incontrarsi sempre per farsi del male.
 
Ma allora la Rivoluzione cos'è? Un' utopia? Qualche cosa a cui nessuno dei protagonisti è destinato?
Lo spiega perfettamente lo scrittore: "Se solo avessimo fatto figli amico mio, allora si che saremmo davvero rivoluzionari...E' la vita la Rivoluzione, perchè è movimento, è cambiamento inarrestabile. La terra compie il suo moto di rivoluzione intorno al sole: lo puoi frenare?"
 
E davanti alla presa di coscienza ci si racchiude nel passato, dove ancora esisteva la purezza e il coraggio di emozionarsi in un mondo che è in grado di riprodurre qualsiasi cosa, ma di creare la bellezza del niente.
"Sai che cosa mi emoziona davvero? Il profumo dei fiori, perchè non lo si può imitare. Così come i sogni dei bambini..."
 
Maria Antonietta Azara

domenica 19 maggio 2013

Recensione del libro "La ballata della regina senza testa" di Filippo Pace

 
Chi è l'autore? Filippo Pace è nato il 18 Luglio 1977 a Sassari. Professore di Letteratura Italiana e Letteratura Latina è stato è stato docente a contratto di Tecnica della Scrittura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari.
Ha conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia, Storia Medioevale, Filologia e Letterature del Mediterraneo in relazione alla Sardegna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari.
 
 

# Link blog autore: http://filippopace.blogspot.it/

Il libro. La protagonista del romanzo è Teodora che in un regno mitico, in un medioevo fittizio, è la figlia di Re Carlo, sovrano della stirpe della Zarfrigia che desiderava un erede al trono maschio non certo una donna per giunta senza testa. E’ una bambina in grado di parlare e di mangiare pur non avendo tratteggiato alcun segno del viso. A corte si susseguono inutilmente decine di scienziati per svelare l’enigma che si cela dietro alla nascita di Teodora che intanto cresce mostrando una vitalità e una sensualità senza cadere nei conformismi che il status le impone: si rifiuta di studiare ciò che i suoi precettori di corte vorrebbero conoscesse a memoria e i suoi costumi sono alquanto libertini.

Un giorno, re Carlo decide almeno di provare a combinarle un matrimonio regale. Invita a corte il principe Belisario, erede al trono della vicina Turvenia, il quale si innamora a prima vista di Teodora. Ma la regina senza testa è disgustata dai toni smielati del principe, e rifiuta la sua proposta nuziale, mandando su tutte le furie re Carlo, che però, di lì a poco, morirà. Approfittando della mancanza di eredi, Belisario si insedia sul trono e ordina ai suoi cavalieri di riportare indietro Teodora che, accompagnata da Germonda e Scribonia, le sue due nutrici, e dal giullare Melchiorre, è fuggita nella Foresta degli Incubi.Un giorno, re Carlo decide almeno di provare a combinarle un matrimonio regale. Invita a corte il principe Belisario, erede al trono della vicina Turvenia, il quale si innamora a prima vista di Teodora. Ma la regina senza testa è disgustata dai toni smielati del principe, e rifiuta la sua proposta nuziale, mandando su tutte le furie re Carlo, che però, di lì a poco, morirà. Approfittando della mancanza di eredi, Belisario si insedia sul trono e ordina ai suoi cavalieri di riportare indietro Teodora che, accompagnata da Germonda e Scribonia, le sue due nutrici, e dal giullare Melchiorre, è fuggita nella Foresta degli Incubi.Un giorno, re Carlo decide almeno di provare a combinarle un matrimonio regale. Invita a corte il principe Belisario, erede al trono della vicina Turvenia, il quale si innamora a prima vista di Teodora. Ma la regina senza testa è disgustata dai toni smielati del principe, e rifiuta la sua proposta nuziale, mandando su tutte le furie re Carlo, che però, di lì a poco, morirà. Approfittando della mancanza di eredi, Belisario si insedia sul trono e ordina ai suoi cavalieri di riportare indietro Teodora che, accompagnata da Germonda e Scribonia, le sue due nutrici, e dal giullare Melchiorre, è fuggita nella Foresta degli Incubi.Un giorno, re Carlo decide almeno di provare a combinarle un matrimonio regale. Invita a corte il principe Belisario, erede al trono della vicina Turvenia, il quale si innamora a prima vista di Teodora. Ma la regina senza testa è disgustata dai toni smielati del principe, e rifiuta la sua proposta nuziale, mandando su tutte le furie re Carlo, che però, di lì a poco, morirà. Approfittando della mancanza di eredi, Belisario si insedia sul trono e ordina ai suoi cavalieri di riportare indietro Teodora che, accompagnata da Germonda e Scribonia, le sue due nutrici, e dal giullare Melchiorre, è fuggita nella Foresta degli Incubi.

All’interno di questa fiaba, Filippo descrive filosoficamente e metaforicamente l’Italia dei giorni nostri e leggendo attentamente si può davvero giocare e riflettere malinconicamente sulla disparità fra i sessi, l’educazione della donna, il sogno come dolce malattia che muove gli spiriti più sensibili, la morte quale artiglio ultimo che ghermisce il respiro degli esseri viventi.

E’ un libro che tratta di temi universali in maniera barocca, eversiva, anticonformista: la morte è un ragazzo biondo e omosessuale che recita poesie; gli Ipnafagi, una comunità che vuole abolire il sonno; Geremia un grande scienziato che in nome della ragione impazzisce; il cavaliere senza passato un ragazzo che soffre di attacchi panico e, privo di memoria, cerca tracce della sua esistenza.

La fiaba, sebbene velata filosoficamente, permette di ironizzare sulla gerontocrazia in Italia, la piaga del precariato, l’inutilità degli intellettuali, la disfatta del mondo accademico, l’impossibilità di soddisfare i desideri pienamente. Tra questi e altri mali l’autore si lascia andare alla contemplazione gioiosa della sfrenatezza della giovinezza. L’arte, il gioco, la follia, la seduzione e la trasgressione sono le forze motrici dei personaggi positivi de "La Ballata della regina senza testa".

Teodora, in fondo, è un’intellettuale atipica, poichè fugge nella foresta degli incubi per non volersi sposare e per conoscere Bernardo, la testa senza corpo che là dimora. E in una notte senza fine, fra passione e violenza, musiche melodiose e laghi maledetti, il destino si dovrà compiere, poichè la vita non può essere incasellata in nessuna convenzione.
 
# Link del video della presentazione:
 
Un libro interessante che vi consiglio di leggere!!! Spero di esservi stata di aiuto o comunque di avervi offerto uno spunto ad una lettura alternativa!!!

Vi invito ad iscrivervi al mio blog!!!
 
Un bacio
Maria Antonietta

 

 

 

sabato 30 marzo 2013

 
Recensione del libro "Una bomber. Storie di donne che
(s)calciano"  di Silvia Sanna



Chi è l'autrice? Silvia Sanna si definisce una maestra disoccupata e giocatrice di una squadra di calcio del dopolavoro. E' dirigente della Torres femminile e oltre ad essere scrittrice è anche editrice dal momento che nel 2011 ha dato vita insieme a Luana Scanu alla casa editrice Voltalacarta. “Una bomber” è il suo primo vero romanzo dopo “100 giorni sull’isola dei cassintegrati” un racconto corale della protesta di alcuni operai cassintegrati che hanno messo in scena una forma clamorosa di lotta pacifica. Un libro dal forte successo tanto da essere presentato alla mostra del  cinema di Venezia.

Blog autrice: http://silviasanna.wordpress.com/

Il libro. “Una bomber. Storie di donne che (s)calciano” è il primo libro in Italia a parlare del calcio femminile, una realtà poco conosciuta e talvolta stereotipata. E’ dedicato ad Alex Del Piero e con ironia e grande sarcasmo Silvia parla in un piccolo romanzo dello sport considerato maschile per eccellenza, ma stavolta se ne parla in versione rosa, incentrandosi anche sui sentimenti, sulle donne.
 
La protagonista è Julia, panchinara fissa di una squadra “sfortunata”, abituata a perdere e incassare caterve di gol, che racconta le avventure/ disavventure delle sue compagne e non solo. Iulia entra in squadra ed essendo l’ultima arrivata e si troverà ad affrontare le sventure riservate degli ultimi: il numero di maglia rimasto è il 17 e tra i vari sfottò generali, le compagne le danno appuntamento da un benzinaio alle 21:00 di sera per andare a fare l’allenamento lasciandola invece lì da sola, sotto la pioggia, incuranti della sua incolumità. Insomma, una squadra non squadra composta da giocatrici convinte, che forse non dovrebbero esserlo.
 
 Iulia non è considerata né dalle ragazze, né dall’allenatore, e decide di raccontare e descrivere la squadra e le sue componenti senza pietà, perchè credetemi che la pietà non è nel DNA di Iulia!
 

Il romanzo, composto da diverse storie, è intercalato da dei riferimenti che Iulia fa a Nicoletta, unico personaggio realmente esistente, (ma la cui indentità non è nota!), che fraintende ed interpreta a modo suo tutto quello che la protagonista racconta.

 Iulia rappresenta un po’ la classica panchinara nel calcio come nella vita, che si trova a guardare volendo essere protagonista del gioco ma non avendone la possibilità. E allora l’unica cosa che può fare è stare a guardare, immobile, e nei momenti in cui è considerata può vantarsi di essere derisa ma niente di più perché lei è lì, le compagne stanno giocando, si fanno male, escono dal campo ma a Iulia la possibilità di entrare in campo e giocare non viene data, fino ad un giorno, quando la campionessa più forte d’Italia Patrizia Panico, il simbolo del calcio femminile,  è lì a guardare la partita e Iulia è costretta ad entrare in campo gli ultimi tre minuti giusto perché la squadra è dimezzata e allora è lì che succede il fattaccio: il pallone tocca accidentalmente il "lato B" della nostra protagonista ed entra in porta tra gli sguardi storditi di tutti. Quì c'è la svolta, per la nostra protagonista e il suo futuro.

Insomma tra amori che nascono e non sbocceranno a causa di quelli che io definire “credo calcistici” diversi, a causa della sfortuna insita della squadra e tra gli elementi della squadra, ci sarà di che ridere, di che riflettere e di che emozionarsi, perché calcando con mano gli stereotipi che girano intorno al calcio femminile e che più in generale spesso riguardano le donne stesse, facendolo in modo cattivello, esagerando, ridicolizzando talvolta le persone che vivono di essi si ha un idea chiara del fatto che il calcio femminile è un mondo dalle mille sfaccettature, ma prima di tutto è un gioco per uomini e anche per donne.
 
Link diretto per vedere la presentazione: http://www.youtube.com/watch?v=JZIFNVRvkSk
 
La casa editrice con cui Silvia Sanna ha pubblicato il suo ultimo romanzo è la "Caracò editrice", che nasce nel 2011 dall’idea comune dei fondatori di dare corpo e concretezza alla loro ossessione: fare libri.
 
Il libro si legge tranquillamente in un pomeriggio ed è interessante, riflessivo e comico.
Buona lettura!!!
 
Maria Antonietta
 


 

martedì 22 gennaio 2013

Recensione libro "Sottosopra" di Milena Agus



Sono le 7:00 del mattino quando tra una pila di libri da leggere ne prendo uno a caso, leggero e piccolo quanto basta da tenere comodamente in borsa. Devo prendere il treno insieme a mia sorella e decido di iniziare a leggere un libro che mi ha sempre incuriosito come la scrittrice che lo ha "partorito".
Milena Agus ha conosciuto il successo con il romanzo "Mal di pietre", un libro che è già nella mia personale wishlist tra quelli da acquistare, ma che per il momento dallo scaffale non ha emanato la classica voce suadente del libro che ti chiede "Comprami, comprami". Sottosopra, questo il titolo dell'ultima fatica letteraria della Agus, è stato questo: ha avuto quella voce suadente alla quale le mie orecchie e la mia volontà non hanno saputo dire di no. Non hanno saputo dire di no, nè i miei occhi e neanche la mia curiosità che sin dalle prime pagine del romanzo è stata attratta. Ma di cosa parla Sottosopra?
 
 "Sottosopra", un palazzo,  non è nient'altro che una sorta di palcoscenico corale in cui vivono ricchi e poveri che s'incontrano sulle scale, si scambiano servizi e favori. Al piano alto abita un anziano violinista americano, Mr. Johnson, che ha lasciato le scene e il successo per naturale ritrosia. Al piano basso Anna, una donna delle pulizie, acciaccata dalla vita ma prodiga di fiducia e tenerezza che distribuisce agli altri abitanti: Giovannino, un bambino così giudizioso da essersi educato da solo, Mrs. Johnson, che aspira solo alle impossibili cose normali, e Alice la letterata, ciascuno con la propria mania, la propria pazzia piccola o grande, la propria paura.
 
Il romanzo possiede un'ottima scorrevolezza nella lettura ed un eccellente caratterizzazione dei personaggi: Mr Johnson è un americano, un artista, ricco, conosciuto, eppure gira con i vestiti scuciti, rattoppati e senza orlo. Anna, all'età di sessantacinque anni cerca ancora l'amore, quello vero, mentre la figlia, ha una gelosia maniacale nei confronti del fidanzato che non presenta a nessuna amica per paura che scappi con qualcuna di queste. C'è Cagliari, c'è il mare, il cielo azzurro, e c'è Alice, la voce narrante, una ragazza magra, delicata, studentessa di lettere e positivamente ingenua quanto basta per farla apparire simpatica agli occhi del lettore. Alice è sensibile. E' figlia di un uomo suicidatosi per amore nei confronti di una ragazza molto più giovane di lui che spiegò essere alla moglie una "macchina del sesso". La moglie del suicida, nonchè mamma di Alice, Ofelia, impazzisce e all'indomani di ciò Alice viene sballottata tra la zia tutrice, i compagni di classe che non le si possono avvicinare perchè figlia di un suicida e di una donna ammattita. Ma dentro Sottosopra, Alice mostra se stessa nella sua completezza, e si verranno a creare una serie di rapporti, di complicità, di umanità che fino a quel momento aveva cercato di trovare nel suo stesso sangue e che invece trova nel sangue di qualcunaltro.
 
Quello che mi ha profondamente colpita nel racconto sono i tre personaggi femminili principali: Alice, Anna e sua figlia.
Sono donne che si portano alle spalle gli errori dei propri genitori: Alice promette a se stessa di diventare "una macchina del sesso" per non essere lasciata dall'uomo che in un futuro avrà nella sua vita pur di non subire l'umiliazione che ha visto negli occhi della madre. Anna si convince che, nonostante un matrimonio fallito, con un uomo che non amava, potrà ancora trovare di meglio puntando ad accasarsi con un benestante per realizzare i propri sogni, mentre la figlia, è gelosa del fidanzato che non presenta a nessuna per paura che la lasci, che la abbandoni, proprio come il padre ha fatto con lei.
 
Con vicissitudini, capovolgimenti, gente che sale, gente che scende in un continuo "sottosopra" la Agus ci dimostra che la vita è come adattarsi ad un paio di scarpe e la vecchiaia è il momento migliore per amare "un guizzo di luce, magari l'ultimo".

#Link video recensione del libro: http://www.youtube.com/watch?v=QBfhYgbc8fs

Maria Antonietta Azara
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